Ci sono numerose fonti di contaminazione da sostanze potenzialmente pericolose nell’olio extravergine d’oliva e sono presenti lungo tutta la filiera, dalla raccolta alla spremitura fino allo stoccaggio, analizziamo la fase della raccolta.
Il metodo più utilizzato nella raccolta delle olive, quello dei piccoli e medi proprietari terrieri e piccoli agricoltori, è l’utilizzo dell’abbacchiatore.
Si tratta di un’asta che è munita di due pettini all’estremità opposta al manico, che mimano il battere delle ali di una farfalla centinaia di volte al minuto e sono in gradi di penetrare anche nelle fronde più fitte degli alberi d’ulivo.
Il loro movimento è in grado di staccare efficientemente il frutto dal picciolo (o peduncolo), che viene poi raccolto in teli distesi sul terreno.
L’aria, che induce il movimento di apertura e chiusura, esce attraverso lo scarico spruzzando l’olio direttamente sulla parte centrale dell’abbacchiatore e riduce l’attrito delle maglie oscillanti.
L’olio utilizzato è in genere un fluido lubrificante anticondensa, specifico per attrezzature pneumatiche, ecologico e biodegradabile per oltre il 90%, non certo per uso alimentare.
La pressione esercitata dal sistema pneumatico è tale che l’olio viene costantemente nebulizzato e sia il personale addetto alla raccolta, sia le olive, vengono avvolti da una finissima nebbiolina.
Questa nebbiolina in alcuni casi irrita gli occhi e le prime vie aeree e si deposita in parte sui frutti raccolti.
Il liquido lubrificante è costituito da esteri sintetici, ottenuto da un processo chimico di sintesi partendo da oli vegetali, alcoli e solventi organici.
Una squadra costituita in media da due abbacchiatori è in grado di raccogliere fino a 15 quintali di ulivo con un consumo di 500 ml di lubrificante.
Ovviamente una parte importante del lubrificante viene dispersa nell’ambiente, una parte viene inalata dagli operai e una parte impregna il frutto.
Poiché il lubrificante industriale è una sostanza altamente lipofila (cioè che si scioglie preferibilmente nell’olio e non in acqua), che ne potremmo trovare tracce anche nell’olio extravergine di oliva sulle nostre tavole.
Soluzioni
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Bisognerebbe verificare la presenza del lubrificante sintetico nel prodotto finito in relazione al profilo di sicurezza.
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Eventualmente incentivare l’industria a investire su metodi e tecnologie, che permettano di evitare la nebulizzazione del lubrificante.
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Permettere al consumatore di poter scegliere in etichetta l’olio anche in base al metodo di raccolta delle olive.
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Autore del libro “La Dieta della Plastica“